Sala degli uomini di fede “illustri”

San Secondo, Beato Pietro Levita, Don Francesco Cabrio

SAN SECONDO (sala in allestimento)

San Secondo a cavallo. Dipinto del 1900 di N. Bertagnolio, conservato nella chiesa nuova della frazione di San Secondo a Salussola.
Ostensorio con le reliquie di San Secondo, conservate nella nuova chiesa di San Secondo.
Attività del laboratorio di escursionismo "Salussola: quante storie. Personaggi tra storia e leggenda" degli allievi dell'Istituto Comprensivo di Cavaglià, scuola media Don Francesco Cabrio di Salussola, secondo quadrimestre, a.s. 2004- 2005 (estratto).
Attività del laboratorio di escursionismo "Salussola: quante storie. Personaggi tra storia e leggenda" degli allievi dell'Istituto Comprensivo di Cavaglià, scuola media Don Francesco Cabrio di Salussola, secondo quadrimestre, a.s. 2004- 2005 (estratto).
Attività del laboratorio di escursionismo "Salussola: quante storie. Personaggi tra storia e leggenda" degli allievi dell'Istituto Comprensivo di Cavaglià, scuola media Don Francesco Cabrio di Salussola, secondo quadrimestre, a.s. 2004- 2005 (estratto).
Attività del laboratorio di escursionismo "Salussola: quante storie. Personaggi tra storia e leggenda" degli allievi dell'Istituto Comprensivo di Cavaglià, scuola media Don Francesco Cabrio di Salussola, secondo quadrimestre, a.s. 2004- 2005 (estratto).

FONTI

Don Delmo Lebole, "Storia della chiesa biellese", tip. Arte della stampa, Gaglianico, pagine 24 - 54, contenenti un'ampia documentazione:

  • Il luogo del martirio
  • Il culto del santo a Vittumulo
  • I documenti dell'Archivio Capitolare di Vercelli
  • La Passio vercellese
  • Messali e libri liturgici di Vercelli e della Nova Lesa
  • L'opera di mons. Ferrero all'inizio del '600
  • Il trasporto delle reliquie di san Secondo alla Nuova Lesa, a Torino e a Ventimiglia
  • Il culto a Ventimiglia
  • Il nome cristiano si sostituisce a quello pagano di Vittimulo
  • La Pieve di San Secondo (il luogo del martirio)
  • La nuova chiesa di San Secondo
  • La parrocchia attuale


PIETRO LEVITA

APPROFONDIMENTI SULLA VITA

Non si conosce la data precisa di nascita del Beato Pietro.
Giovanni Diacono, nella Vita di San Gregorio, dice che era coetaneo del grande Pontefice, di cui era amico fin dai primi anni della giovinezza; possiamo perciò supporre che nacque tra il 535 ed il 550.

Non abbiamo notizie su di lui antecedenti l’elezione pontificale di Gregorio; alcuni scrittori benedettini affermano che il Beato appartenesse al loro ordine, ma non ci sono argomenti fondati per sostenere questa tesi. L’appellativo Levita compare per la prima volta in un documento del X secolo e sta a significare "diacono, sacerdote", sul modello ebraico.
Tra i primi compiti affidati dal Pontefice Gregorio al suo segretario Pietro, ci fu una missione in Sicilia per esaminare l’operato di alcuni amministratori dei beni della Chiesa Romana ed anche per restaurare la disciplina ecclesiastica.
Paolo e Giovanni diacono ci trasmettono il celebre episodio della cortina, presente in molta iconografia antica del grande Pontefice. Gregorio si serviva dell’opera di Pietro per scrivere le proprie opere: egli dettava ed il segretario scriveva. Meravigliato dal fatto che il Pontefice avesse preteso che tra loro due fosse sempre presente una cortina e che fosse tanto rapido nel dettare, un giorno Pietro, mentre il Pontefice gli stava dettando il commento alla visione di Ezechiele, fece un piccolo foro nella cortina attraverso il quale vide Gregorio rapito in un’estasi da cui riceveva ispirazione continua e raggiante di luce. Questo rapimento e questa visione divina vennero resi per immagini da Paolo e Giovanni Diacono con la visione di una colomba che parlava al Santo. La pia leggenda continua dicendo che il Pontefice si accorse di cosa avesse osato commettere i suo segretario e che gli avesse chiesto di non rivelare ad altri che cosa avesse visto, altrimenti per lui sarebbe stata morte certa.
Ma , poco prima di morire, Gregorio esprime al Beato Pietro il timore che i suoi nemici abbiano disposto di distruggere le sue opere; a questo punto il Beato avrebbe dovuto rivelare quale era stata la vera fonte dei pensieri e degli scritti del Pontefice, rivelare che fino ad allora gli era stato impedito dal Pontefice di parlare con la minaccia della morte e che proprio con la morte avrebbe confermato e la profezia e la fonte delle parole del Santo. Sempre secondo la leggenda, il segretario e grande amico di Gregorio accetta eroicamente la morte ed in tal modo testimonia la sua grande amicizia per il Pontefice.
Non si conosce la data di morte del Beato Pietro; i martirologi ed i documenti antichi la collocano il 30 aprile ed in tale giorno è sempre stata celebrata nel vercellese, come attestano i codici antiche dei calendari diocesani conservati a Vercelli, tutti gli almanacchi provinciali e gli agiografi. Solo più tardi, per ovvie ragioni di comodità, la festa fu portata alla prima domenica di maggio. La morte invece si fa risalire in uno dei primi anni del VII secolo (probabilmente, il 604).
La famiglia di Pietro era di nobile origine: sarebbe stata altrimenti impossibile la sua amicizia con Gregorio che apparteneva ad una delle famiglie più nobili di Roma, quella degli Anici; d’altra parte, la nobiltà della sua famiglia appare in tutte le fonti, anche le più antiche.
La famiglia del Beato Pietro era originaria del Biellese ed era la nobile famiglia dei Bolgari. Nella più antica vita del Beato, la Vita Beati Petri Levitae che si trova nel Codice SERMO SANCTI HJERONIMI DE ASSUMPTIONE B.M.V. NECTON VITAE DIVERSORUM SANCTORUM presente presso l’archivio capitolare di Vercelli, si trova per la prima volta il nome di Salussola accanto a quello di Vittimulo.
L’anonimo biografo narra che il corpo del Beato Pietro, dopo la morte eroica avvenuta dopo aver svelato il segreto di Gregorio, venne sepolto in San Pietro a Roma e dopo un tempo imprecisato venne trasportato di nascosto a Vittimulo. Nel corso dei secoli, in seguito anche a guerre ed a distruzioni, si perse il ricordo del luogo della sepoltura quando, secondo la leggenda, una pia matrona della stessa casata del Beato Pietro, per divina ispirazione scoprì le reliquie che vennero trasportate a Salussola in una chiesa a lui dedicata, in cui fu istituito per il servizio del culto un ordine di canonici.
Per quanto riguarda la famiglia dei Bolgari, la comune tradizione afferma che ad essa apparteneva il Beato Pietro e ne attesta la presenza nel territorio di Salussola fin dal secolo VI. Il primo documento che ne testimonia questa tradizione è il dipinto che si conserva nella sacrestia della chiesa parrocchiale di Salussola, opera pare di Scipione Gaetano, discepolo di Iacopino Del Conte, vissuto alla fine del secolo XVI. Il dipinto che rappresenta Pietro Diacono con la divisa da Cardinale porta l’iscrizione "San Pietro dei Bolgari, Cardinale Diacono...". Più caute sono invece le affermazioni degli storici basate in particolare sulla citata Vita Beati Petri Levitae che concordano nel dire che il Beato era un nobile vercellese e forse della famiglia dei Bolgari.
Definirlo vercellese non significa negare la sua origine salussolese. Questa tradizione comincia soltanto nei secoli XVI-XVII, mentre i documenti precedenti non ne parlano. Ad esempio, leggendo la Vita citata non troviamo il minimo accenno a Salussola come patria del Beato e ciò pare un’omissione inspiegabile, tenendo conto del fatto che tale opera è stata scritta e forse recitata proprio in occasione della festa del Beato in questo paese.
San Gregorio nella sua opera ci parla di Pietro Diacono come di suo amico fin dall’infanzia ed è pertanto moto probabile che il Beato sia nato a Roma da una famiglia nobile:ciò spiegherebbe sia la conoscenza, sia l’amicizia fra i due bambini. Ma allora, se il beato Pietro era di origine romana, come spiegare il furto delle reliquie per trasportarle a Vittimulo ed in un secondo tempo a Salussola? E’ certo che a questo furto non dovettero essere estranei i signori del luogo, anzi ne furono essi i promotori, per interessi di famiglia o per altri motivi che non si conoscono. Pertanto, anche supponendo Pietro nato a Roma, esisteva una relazione fra il Beato e Salussola. Forse si trattava di una famiglia nobile che risiedeva a Roma ma che aveva vasti possedimenti a Vittmulo, come quella di Gregorio che, pur risiedendo nella capitale, possedeva molti beni in Sicilia. Del resto si sa della presenza di grandi famiglie di Roma nel vercellese. Ma come possiamo collegare le considerazioni precedenti col fatto che a partire dal '600 si forma la convinzione che egli appartenesse ala famiglia dei Bulgaro che era potente nel Vercellese fin dal X secolo? Il codice vercellese della Vita non parla di un’appartenenza del Beato alla nobile famiglia, ma li nomina nel racconto di un miracolo importante non tanto per sé stesso, ma per alcuni dettagli. In questo racconto si parla della lotta tra gli abitanti di Salussola ed i Bulgaro, di un incendio appiccato al paese e della miracolosa salvezza della chiesa in cui erano conservate le reliquie del Beato. Di questo racconto sono poche le affermazioni che possiamo considerare accettabili: la lotta avvenne per motivi di carattere economico e non si accenna al fatto del trasporto delle reliquie; i Bulgaro erano parenti o per discendenza diretta o per successivi matrimoni con quella matrona che scoprì le reliquie e che a sua volta era una discendente dei nobili di Vittimulo.
Ma cosa possiamo dire delle possibili origini di questa famiglia? La parola Bolgaro (come bulgari, Bulgaria) deriva da "Bolga", fiume della Russia, e sta ad indicare un’origine asiatica di questa famiglia arrivata probabilmente in Italia come erano arrivate altre orde barbariche. Basti pensare alla celebre invasione degli Unni del 452, dove accanto a questi erano presenti molti guerrieri di origine bulgara; troviamo altri bulgari presenti, 100 anni dopo, con Alboino nell’invasione da parte dei Longobardi della penisola italica. Mentre nel primo caso, con il leggendario episodio di Leone Magno, molto probabilmente non ci fu un insediamento di genti di origine bulgara in Italia, certamente ci fu nel secondo caso, quando accanto ai Longobardi che si stabilirono nell’Italia Settentrionale e Centrale, si stabilirono anche come compagni della loro impresa delle famiglie di origine bulgara: non solo, si sa anche che chiamarono altri compatrioti, e vediamo che nel 667 il quinto figlio del loro re Cubrato, Altzek, si recò con i suoi in Italia e si insediò nel ducato di Benevento.
Non si può precisare quali dei nostri Bulgari venne con Alboino e quali con Altzek, però entrambe le date (568 e 667) sembrano porre dei dubbi sull’appartenenza del nostro Beato alla famiglia Bulgaro, poiché esse non consentono a Pietro ed a Gregorio di essere coetanei.
Come possiamo allora definire un rapporto di parentela fra il Beato Pietro e la nobile famiglia dei Bulgaro? Bisogna rifarsi alla storia di Salussola. Sappiamo che Salussola, verso l’anno 882, venne donata da Carlo II il Grosso a Liutvardo, vescovo di Vercelli. Tale donazione venne confermata da diplomi successivi; Signori di Salussola erano allora i Signori di Casalvolone, donde passò ai Signori di Biandrate e di Bulgaro. Questi ultimi, per via di donazioni e di matrimoni, andarono gradualmente diventando i veri signori di Salussola. Per distinguerli dagli altri rami della famiglia, vennero chiamati in vari documenti ufficiali "De Salussola", anche per il fatto che si imparentarono con i più antichi nobili del paese. Col passare dei secolo la famiglia Bulgaro possedeva ed aumentava vasti patrimoni, terre, castelli, in tutto il vercellese ed il biellese. Il grande casato chiuse il suo lungo ciclo molto tardi nel secolo XVIII con il conte Giovanni Battista morto a Torino il 15 gennaio 1747 e con l’ultima sua figlia Gabriella Teresa morta nel 1777.

Da questi brevi cenni possiamo concludere come i Bolgari abbiano potuto attribuire alla loro famiglia il Beato, in quanto essi ebbero qualche relazione di parentela e di successione con gli antichi signori di Vittimulo, da cui derivarono i primi signori di Salussola e dai quali essi ereditarono l’ambito vanto di avere fra gli antenati un nome così antico ed illustre.

DOCUMENTI

cod XLVII, fol 79 r-82v; cod XXXIV, fol 196 r-201v Archivio Capitolare di Vercelli.

Vita manoscritta di San Pietro Levita di un biografo anonimo. Le due copie della vita "...di contenuto del tutto uguale, non furono scritte dalla stessa mano e differenti sono i caratteri: mentre la prima è in gotico puro, la seconda presenta forme rotondeggianti proprie del carattere romano. Tuttavia non possono essere state scritte a molta distanza di tempo l'una dall'altra, e, da quanto potei rilevare, parmi che la prima abbia servito di testo alla seconda, e che entrambe risalgono alla seconda metà del XIII secolo; certo non può assegnarsi loro un'antichità maggiore del XIII e inferiore alla prima metà del XIV secolo..." cit. Luigi Schiaparelli "Origini del Comune di Biella" Accademia Reale delle Scienze di Torino, 1896; ristampa Bottega d'Erasmo Torino, 1973 pag. 49

CODICI

CODICE XXXIV
CODICE XXXIV
CODICE XXXIV
CODICE XXXIV
CODICE XXXIV
CODICE XXXIV
CODICE XXXIV
CODICE XLVII
CODICE XLVII
CODICE XLVII
CODICE XLVII
CODICE XLVII

DECRETUM

Il Decreto di confermazione del culto da tempo immemorabile prestato al Servo di Dio Pietro Levita proclamato Beato sotto il pontificato di Urbano VIII il 3 maggio del 1866 è conservato nella Sacrestia della Chiesa di SS Maria Assunta di Salussola.

Decretum Bugellen, Confirmationis Cultus ab immemorabili tempore praestiti, servo dei Pietro Levitae Beato Nuncupato
Trascrizione del Decreto


ICONOGRAFIA

APPROFONDIMENTI E DOCUMENTAZIONE

  • RIVISTA BIELLESE 1949, NUMERO 5, settembre - ottobre: Biblioteca civica di Biella, coll. Biella, 5,B, 3

  • OSCAR LACCHIO: "Il Beato Pietro Levita nella tradizione e nella storia di Salussola" da pagina 3 a pagina 129
  • ANGELO STEFANO BESSONE: "Un santo Biellese del VI secolo: Pietro Levita fra leggenda e storia", estratto dal bollettino 2001 Studi e Ricerche sul Biellese, da pag. 19 a pag. 38
  • EDOARDO ARBORIO MELLA, fraternità monastica di Bose, Magnano (BI): "Rendere grazie in mezzo alle lacrime. Un profilo spirituale di Gregorio". Inedito
  • LA FAMIGLIA DE BULGARO: Estratto dalla tesi di laurea di Luigina Furlan A.A. 1972/1973 "Pergamene Archivio Bulgaro presso la Biblioteca Civica di Biella 1184 - 1300, capitolo II - XXXIII XLVII coll. 5, B, 19
  • SALUSSOLA E IL BEATO PIETRO LEVITA: estratto da "L'insidia del meriggio - il Biellese nelle sue Tradizioni" di Virginia Majoli Faccio. ED. Licinio Cappelli - Bologna 1953
  • DIACONO SEBASTIANO MANGANO
  • FUMETTO: BEATO PIETRO LEVITA: diacono di Papa Gregorio Magno, il più antico Santo della Chiesa Biellese; sceneggiatura e disegni Federica Di Meo a cura di A.V.P.S. O.d.v. Originale conservato presso l' archivio del Museo Laboratorio dell'Oro e della Pietra
  • PROGETTO SALA BPL VERCELLOTTI

DON CABRIO, SACERDOTE E MARTIRE

Luogo e data di nascita: Salussola 04/01/1913

Luogo e data di morte: Torrazzo 14/11/1944

Prima vittima sacerdotale della Resistenza Biellese

VITA E DOCUMENTI

Eroica  e riservata figura di sacerdote martire per la libertà. In sua memoria, sono intitolate a Salussola la via Don Cabrio e la Scuola Media Statale. A Torrazzo, il monumento sul luogo della sua morte ed a Biella Via Don Cabrio. 

INFANZIA, STUDI, PERCORSO SACERDOTALE

Nacque a Salussola il 4 gennaio 1913, da Giovanni e Teresa Macchieraldo. Il suo nome di Battesimo è Francesco Maria.

Il 19 gennaio ricevette il Battesimo dal Vice Parroco don Tarabolo nella chiesa Parrocchiale di Salussola.

Nei primi anni della sua vita, abitò con la famiglia a Salussola Piano, presso la Cascina San Pietro, dove era nato. Visse con il padre, il fratello minore, la sorella e la nonna paterna. La mamma morì quando Francesco aveva tre anni.

 “ […] Ma c’è la nonna che riempie della sua doppia maternità la casa […]” (Bollettino Parrocchiale di Salussola, 1974)

Certificato del battesimo
La famiglia

Qualche anno dopo, si trasferì nella frazione Prelle,  alla Cascina Riunci Inferiore, fino al novembre del 1937, quando la sua famiglia ritornò nuovamente alla Cascina San Pietro.

Frequentò le scuole elementari a Salussola, fino alla classe III. Le sue maestre erano Santina e Bobola Lina. 

Dalla IV elementare, nell’ottobre del 1926, entrò in Seminario a Biella, dove rimarrà per dodici anni, sotto la guida spirituale di don Oreste Fontanella. Tra i suoi compagni di classe dei corsi ginnasiali e del suo cammino sacerdotale si annoverano: don Luigi Maffeo, don Massimo Bonino, don Aloisio Berlese, don Matteo Zanetto, don Elmo Rosso, don Iginio Prina. All'epoca il Rettore del seminario era il canonico Augusto Viotto e il direttore spirituale don Antonio Ferraris. (Fonte: il canonico don Lorenzo Viola)

“ […] Venne in seminario ragazzo semplicissimo, molto vivace ma pieno di generosità, crebbe come discepolo di don Oreste Fontanella […]” Dalle parole di don Ferraris, in occasione del trentesimo Anniversario dell’uccisione di don Francesco (16/11/1974)

Seminario di Biella, foto dei seminaristi dell'ultimo anno di teologia. Da sinistra Igino Prina, don Cabrio, Elmo Rosso, Vescovo Monsignor Carlo Rossi, Massimo Bonino, davanti a destra Luigi Maffeo e Matteo Canotto. (Sui cornicioni giovani seminaristi delle prime classi). Archivio Famiglia Cabrio.
Don Cabrio tra un gruppo di giovani seminaristi, vestiti per una rappresentazione teatrale della Passione. Archivio Famiglia Cabrio.
Gruppo di chierici del seminario di Biella: da sinistra, in piedi, Umberto Gibellato, Sergio Rosso, Terzaghi. Al centro, Costantino Bertinaria, Francesco Cabrio (con la berretta corale), Aldo Penna, Greppi, Ilario Bolengo, Pierino Romano. In primo piano, da sinistra: Ernesto Caffino, Teresio Salino, Nemes Gallo. Archivio Famiglia Cabrio.
Registro scolastico dei corsi ginnasiali 1919 - 20-21-22-23-24--34-35. Archivio del Seminario di Biella (foto A. Maldera)
Estratto del registro scolastico del ginnasio inferiore (foto A. Maldera)

Dal vescovo di Biella, monsignore Carlo Rossi, nella Cappella del Seminario, il 18 aprile del 1937 Francesco Cabrio ricevette l'ordine minore della Tonsura; il 22 maggio 1937 l'ordine dell'Ostiariato e del Lettorato; il 27 giugno 1937 l'ordine dell'Esorcistato e Accolitato; il 18 dicembre del 1937 del Sacro Suddiaconato, con il quale si impegnava nel voto di obbedienza per sempre a Dio. Il 12 marzo del 1938 ricevette l’ordine del Sacro Diaconato presso il Duomo di Biella, grazie al quale ebbe la facoltà di predicare la Parola di Dio e di amministrare la Santa Eucaristia. Il 26 giugno 1938 ricevette l'ordine del Sacro Presbiterato.

Archivio Curia Vescovile di Biella "Codex ordinatorum vol. IV, 1861-1951". Ordine minore della Tonsura.
Archivio Curia Vescovile di Biella "Codex ordinatorum vol. IV, 1861-1951". Ordine minore dell'Ostiariato e del Lettorato.
Archivio Curia Vescovile di Biella "Codex ordinatorum vol. IV, 1861-1951". Ordine minore dell'Esorcistato e Accolitato.
Archivio Curia Vescovile di Biella "Codex ordinatorum vol. IV, 1861-1951". Ordine del Sacro Suddiaconato
Archivio Curia Vescovile di Biella "Codex ordinatorum vol. IV, 1861-1951". Ordine del Sacro Diaconato.
Archivio Curia Vescovile di Biella "Codex ordinatorum vol. IV, 1861-1951". Ordine del Sacro Presbiterato.
Duomo di Biella, 26 giugno 1938: ordinazione sacerdotale di don Francesco Cabrio, secondo da sinistra e di altri cinque sacerdoti ricevuta dal vescovo Monsignore Carlo Rossi.


IL SACERDOZIO

Nel giugno dello stesso anno ricevette dal Vescovo, Monsignor Rossi, l’Ordinazione Sacerdotale.

Celebrò la sua Prima Messa lunedì 27 giugno 1938, nella cappella della Madonna del Santuario di Oropa.

Mercoledì 29 giugno 1938: don Cabrio celebra la messa solenne di Salussola, nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta
Archivio Santuario di Oropa: registro dei sacerdoti celebranti dall'11/01/1937 al 05/08/1943. (Foto A. Maldera)
Estratto dal registro delle messe, giugno1938. (Foto di A. Maldera)
Archivio famiglia Cabrio: Oropa, 27 giugno 1938 alla prima messa solenne al Santuario, al momento dell'uscita dalla chiesa. Al centro don Cabrio con la famiglia, in piedi, in primo piano, a destra, don Lino Loro, parroco di Salussola.

Il giorno successivo, il 28 giugno, celebrò la Santa Messa a Strona, sulla tomba dell’amato direttore spirituale Don Oreste Fontanella, morto in concetto di santità il 29 marzo 1935.

Il 29 giugno celebrò la Messa solenne nella Chiesa parrocchiale di Salussola:

nella Chiesa del suo Battesimo e della sua vocazione- Salussola cristiana esprime il vanto di salutare in lui il proprio conterraneo- e grida l’augurio santo di lunghi anni e di fecondo lavoro per l’avvenire di Dio “. (Bollettino Parrocchiale di Salussola, n° 6, giugno 1938)

Salussola, 29 giugno 1938 foto ricordo con la famiglia.

Il 30 giugno celebrò la Santa Messa cantata all’altare del Beato Pietro Levita nella chiesa parrocchiale di Salussola.

Nell’estate di quello stesso anno fu nominato Vice Parroco a Cossato. Vi rimase per tre anni.

Parrocchia di Cossato -1939. Don Cabrio, in piedi a sinistra, insieme ad un gruppo di giovani dell'Azione Cattolica, in piedi alla sua sinistra Don Mario Donna; sulla destra in piedi, il viceparroco Don Giuseppe Finotto. Don Cabrio fu viceparroco di Cossato dal 1938 al 1941
Cossato 1940, parrocchia di Santa Maria Assunta. Da sinistra don Giovanni Rizzolli, al centro don Antonio Pivano, parroco, don Mario Donna e a destra Don Francesco. (Archivio famiglia Cabrio)

Nel 1941 fu nominato vice parroco a Mongrando Curanuova dove rimase altri tre anni, fino alla nomina a Parroco di Torrazzo. Degli anni trascorsi a Mongrando Curanuova, l’allora Parroco don Vaudano ricorda di don Francesco la semplicità, la generosità e le sue virtù d’animo.

Facciata della chiesa di Mongrando dal Bollettino Parrocchiale settembre - ottobre 1941
Don Francesco, in piedi sulla destra, con il gruppo dei bambini del catechismo in gita premio al Santuario di Oropa. In piedi, in alto, le quattro Catechiste.

Dall’8 ottobre 1944 fino al giorno della morte,14 novembre 1944 è Parroco di Torrazzo.

Bollettino Parrocchiale di Torrazzo, vicaria di Zubiena, ottobre 1944, n° XXI
Le parole di don Cabrio, neo parroco di Torrazzo. Estratto dal Bollettino Parrocchiale, ottobre 1944 pagina 3 e 4.
Le parole di don Cabrio, neo parroco di Torrazzo. Estratto dal Bollettino Parrocchiale, ottobre 1944 pagina 3 e 4.

“ […] Tutti ci ha conquistato col suo sorriso luminoso, con la sua semplicità, col suo tratto amabile, gentile, confidente. Aveva appena 31 anni, aveva un cuore tutto pieno di amore, di ardore, di generosi propositi. Aveva iniziato il suo sacro mistero di Parroco qui (a Torrazzo) nell’infuriare della bufera. Torrazzo era un centro nevralgico e strategico della lotta partigiana. Qui si viveva nel terrore. Incombeva la minaccia della distruzione e della morte. Erano continui i rastrellamenti. Il giovane parroco mite, calmo, sereno, zelante, si adoperava per giovare a tutti, per frenare la prepotenza degli uni, aiutare a nascondere gli altri. Durante una delle prime prediche disse ai suoi fedeli: Rimarrò con voi per tutta la vita.” Dalla testimonianza fatta dalla maestra Isabella Anselmino agli alunni della scuola Media Statale “Don Francesco Cabrio” di Salussola nel 1988, in occasione della cerimonia di intitolazione della scuola.

LA MORTE

38 giorni dopo la sua nomina a parroco di Torrazzo, il 15 novembre 1944, don Francesco Cabrio fu assassinato dal comandante del Corto della divisione “Littorio”, battaglione Monterosa, il cui comando era in prossimità della cascina della Bonifica, in comune di Torrazzo.  Venne colpito a morte nel tentativo di confortare e salvare uomini catturati e condannati all’esecuzione. Sul luogo del delitto è stato eretto un monumento in sua memoria.

Registro atti di morte dal 1923 al 1970. Archivio Parrocchiale di Torrazzo. Foto A. Maldera.
Atto di morte contenuto nel registro dell'Archivio Parrocchiale di Torrazzo. Foto A. Maldera.
Fonogramma in Domenico Roccia "Il Giellismo Vercellese" La Sesia 1949, pag. 102.
Da "Il Biellese" Venerdì, 24 novembre 1944.
Dal Bollettino Parrocchiale di Vicaria di Zubiena di Torrazzo, anno XXI, quarto trimestre 1944, pagine 1, 2, 3, 4, 5.
Dal Bollettino Parrocchiale di Vicaria di Zubiena di Torrazzo, anno XXI, quarto trimestre 1944, pagine 1, 2, 3, 4, 5.
Dal Bollettino Parrocchiale di Vicaria di Zubiena di Torrazzo, anno XXI, quarto trimestre 1944, pagine 1, 2, 3, 4, 5.

Dalle testimonianze: 

Manoscritto di Gastone Marchesi "Tano", comandante militare del distaccamento Kruki della 75° Brigata Garibaldi P. Maffei. Originale conservato nell'archivio del Museo di Salussola.
Manoscritto di Gastone Marchesi "Tano", comandante militare del distaccamento Kruki della 75° Brigata Garibaldi P. Maffei. Originale conservato nell'archivio del Museo di Salussola.
Gastone Marchesi, "Tano" in "Memoriale di vita Partigiana dal marzo 1944 al maggio 1945" di Vaccino Giovanni Mario "Olmo", edizione A.N.P.I., pag. 46.

“[…] Il 15 novembre 1944 mattina si sentiva già sparare lungo la strada provinciale. La sparatoria durò tutta la mattinata. Si seppe poi che i soldati della Repubblica si erano fermati alla Bonifica, l’attuale campo da golf, e continuavano il rastrellamento verso Torrazzo. In breve si sparse la voce che avevano catturato due giovani: Gariglio Arduino e Giansetti Marchino e due uomini: Menaldo Carlo e Menaldo Giovanni (mugnai). Fu la costernazione per tutto il paese, si temeva che facessero la fine dei ventun fucilati a Biella. Nel primo pomeriggio si presentò la mamma di un partigiano dicendo al prevosto: «Ho saputo che stamattina ci sono stati dei feriti verso la Bonifica, vada a vedere. E può darsi che possa fare qualcosa anche per i giovani catturati». Don Cabrio, per salvare gli arrestati e per confortare i feriti e i moribondi, prese con sé il vasetto dell’olio santo, la stoletta, il libro delle preghiere e partì. Era una giornata autunnale un po’ nebbiosa. Un testimone oculare lo vide scendere svelto la scalinata della chiesa avvolto nella sua mantellina ed avviarsi verso la cascina della Bonifica dove si trovava il comando dei repubblichini. Si presentò al comandante, pregò di essere ascoltato, disse i motivi per cui era venuto, insistette. Invano. Quel comandante era tornato dalla Germania pieno d’odio. Diceva: «Ho sete di sangue», così fu poi riferito da alcuni suoi soldati fuggiti ed unitisi ai partigiani. Ecco le generalità dell’assassino: tenente Del Corto Gian Francesco, di Enrico e di Palazzi Pia, nato il 20 dicembre 1920 a Faiano della Chiana (Arezzo), residente ad Arezzo, via Cesare Battisti, 12. Celibe, divisione Littorio, battaglione Monterosa. […]” Roberto Blotto, Bruno Pozzato, Sala nella Resistenza Biellese, Leone Griffa editore, p. 81 (citazione della testimonianza della maestra Isabella Anselmino).

Don Cabrio muore solo, senza soccorso, dissanguato. All’ufficiale medico, testimone dell’assassinio, viene vietato di prestare le cure. Egli porterà la notizia in paese solo più tardi, forse un’ora, avvicinando una persona che si era fatta cautamente sull’uscio. Furono donne coraggiose ad andare a prendere il corpo di don Francesco. Lo adagiarono su di una scala a pioli e lo portarono al paese, piangendo e pregando verso la casa parrocchiale. I vestiti erano crivellati dai colpi.

Due giorni dopo si svolsero i funerali, la salma venne tumulata nel cimitero della sua natia Salussola, dove ancora riposa vegliato dall’affetto dei suoi cari e nel ricordo dei suoi concittadini.

HANNO DETTO DI LUI

Monsignore Carlo Rossi, vescovo di Biella. "La nostra prima vittima sacerdotale" in Rivista diocesana Biellese, anno XX, novembre 1944, pag. 133-134.
Monsignore Carlo Rossi, vescovo di Biella. "La nostra prima vittima sacerdotale" in Rivista diocesana Biellese, anno XX, novembre 1944, pag. 133-134.
Monsignore Luigi Maffeo "Ricordo di don Francesco Cabrio", edizione Unione Biellese, 15 aprile 1965, pag. da 1 a 8.
Don Antonio Ferraris, copertina dell'edizione 1962 dedicato a don Francesco Cabrio.
Presentazione dell'edizione 1985 di don Antonio Ferraris.

«Poteva non morire, poteva non andare, poteva non muoversi dalla canonica, poteva restare a pregare per i suoi parrocchiani in pericolo. E’ quel gesto volontario di esporsi al rischio mortale che lo stacca e lo innalza al di sopra di tanti altri eroismi di cui è ricca e preziosa la recente storia della nostra terra».

Testimonianza dell’Avvocato De Andreis, 14 novembre 1954

«Se il Signore volesse il mio sacrificio sono pronto a dare per Lui tutto il mio sangue».

E’ una frase che disse don Cabrio ad una persona che lo teneva e lo seguiva come un figliolo il 26-9-1944, quindici giorni prima che andasse parroco a Torrazzo.

«Il giovane parroco, mite, calmo, sereno, zelante, si adoprava per giovare a tutti, per frenare le prepotenze degli uni, per aiutare e nascondere gli altri»... «Pio, mite e generoso, era il vero buon pastore che da la vita per le sue pecorelle»... «Tutti gli volevano bene ed egli ricambiava aiutando tutti».

Testimonianza di Isabella Anselmino, maestra di Torrazzo

«Egli aprì il suo viso in un sorriso che voleva essere di incoraggiamento. Non avevo potuto ottenere la libertà per questi suoi Figli, volevo almeno che non se ne andassero senza una speranza. Questo gesto di speranza e di incoraggiamento egli lo ha donato a costo della sua vita».

Dall’orazione di Monsignor Vittorio Piola in occasione del 30° Anniversario della morte di don Cabrio, tratta da un manoscritto di testimonianze

«Bontà, la sua, che era la somma di due addendi: la semplicità e le generosità, virtù, queste, che hanno sempre caratterizzato il suo ministero fino a portarlo all’estremo sacrificio di tutto se stesso».

Dall’orazione di don Vaudano, parroco di Mongrando, in occasione del 20° Anniversario della morte di don Cabrio

LUOGHI IN MEMORIA DI DON CABRIO

SALUSSOLA

LA CASA NATALE: in via Don Francesco Cabrio, la cascina San Pietro.

LA CASA DOVE VISSE: cascina Riunci di sotto, via per Zimone

Foto A. Maldera, archivio Museo Salussola

VIA DON FRANCESCO CABRIO: a Salussola piano, dalla Statale scende fino all’incrocio fra via Elvo e via Stazione.

Foto A. Maldera, archivio Museo Salussola
Foto A. Maldera, archivio Museo Salussola

LA TOMBA: presso il cimitero comunale di Salussola.

Foto A. Maldera, archivio Museo Salussola

SCUOLA MEDIA STATALE “DON FRANCESCO CABRIO”: via Sorelle Bona, 5 Salussola. Intitolazione avvenuta il 15 marzo 1988 con decreto del Provveditorato agli Studi di Vercelli, prot. N° 1854 e con delibera del Comune di Salussola n° 194 del 18 dicembre 1987.

L'intitolazione della scuola media è stata fortemente voluta dalla Preside, prof.ssa Graziella Pollono Calderia.

Archivio Museo
Archivio Museo, da "Il biellese", 29/05/1988

TORRAZZO

IL PRIMO MONUMENTO: 17 NOVEMBRE 1947, eretto sul luogo dove don Cabrio cadde vittima, al bivio della strada Biella Ivrea per Torrazzo.

Archivio famiglia Cabrio
da "Il Biellese", 11 novembre 1947

IL NUOVO MONUMENTO, opera dell'architetto Franco Menaldo: venne innalzato il 15 novembre 1964 un nuovo monumento, in occasione della celebrazione del ventennale della morte di don Cabrio, un grosso blocco di granito con incise le parole: 

“Qui cadde mitragliato/ da cieco furore di mano sacrilega/ don Francesco Cabrio/ Neo prevosto di Torrazzo immolando le primizie del suo monastero/ a conforto e salvezza dei suoi figli/ vittima di barbara guerra fratricida/ 15 novembre 1944”.

Il monumento del 1947 fu demolito per permettere l’ampliamento della nuova strada per Torrazzo.

Archivio famiglia Cabrio, di spalle, di fronte alla lapide don Ilario Bolengo, parroco di Torrazzo.
Archivio famiglia Cabrio, al centro Giovanni Cabrio, padre di don Francesco.

LA CROCE NEL CIMITERO DI TORRAZZO: originariamente la croce fu collocata sul luogo della morte in occasione del trigesimo; in occasione del primo anniversario la croce fu trasportata nel cimitero. Dal Bollettino parrocchiale Vicaria di Zubiena, IV trimestre '44.

Foto A. Maldera
Foto A. Maldera

PIAZZA MARTIRI DELLA LIBERTA': la lapide è dedicata alla memoria di don Cabrio e dei tre partigiani, Zanetto Roberto, Finotto Raimondo e Menaldo Vittorio fucilati a Biella in piazza Quintino Sella nell'eccidio del 4 giugno '44.

Foto A. Maldera

MONUMENTO AI CADUTI: "Torrazzo ai suoi caduti", opera dello scultore Aldo Flecchia, inaugurato il 23 aprile 1989 collocato in piazza Martiri.

Foto A. Maldera
Da "Il Biellese", 25 aprile 1989. Un momento dell'inaugurazione del monumento ai Caduti organizzata dal Comune di Torrazzo e dall'A.N.P.I. zona VALLE ELVO E SERRA.

BIELLA

VIA DON FRANCESCO CABRIO: a Biella, Villaggio Lamarmora, da via Gersen a via Piemonte.

Archivio Museo

RASSEGNA STAMPA

Si è cercato di raccogliere gli articoli di stampa dai giornali locali riguardanti le commemorazioni in occasione degli anniversari della morte di don Cabrio, dai quali emerge quanto fosse sentito e partecipato l'esempio del suo martirio dalle comunità di Salussola, di Torrazzo e del biellese.

Il Biellese, '44
Il Biellese, '45
Il Biellese, '47
Il Biellese, '54
Il Biellese, '54
Il Biellese, '54
Il Biellese, '64
Il Biellese, '64
Il Biellese, '74
Il Biellese, '84
Il Biellese, '84
Il Biellese, '84
Il Biellese, '89
Il Biellese, '89
Il Biellese, '94
Il Biellese, 16 novembre 2024. Omelia di Don Lodovico de Bernardi, da pochi giorni parroco di Salussola.
Il Biellese '04
Il Biellese '04

PER SAPERNE DI PIU'...

Monsignor Luigi Maffeo, Arcivescovo titolare di Castello di Numidia, Ordinario Militare per l'Italia. "Ricordo di don Francesco Cabrio", tipografia "Unione biellese, Biella", 15 aprile 1965, pagine 1 -8; coll. archivio Museo Salussola.

Don Antonio Ferraris "Sacerdoti biellesi nella bufera", edizioni Polgraf, 1962; rist. 1991, estratto pp. 41 - 44

Patrizia Falsini "Contributi nel biellese di clero e laicato cattolico negli eventi dall' 8/9/1943 alla liberazione". Tesi di laurea A.A. 1989/1990, Università Cattolica Sacro Cuore, estratto pp. 216- 232, 246-248

Roberto Blotto, Bruno Pozzato "Sala nella Resistenza" ed. Leone Griffa, 1995, estratto pp 79 - 80

Scuola media Statale, Salussola "Don Francesco Cabrio", 15 - 03 -1988, breve biografia, in occasione dell'intitolazione della scuola media di Salussola al Sacerdote Martire.

A cura di A.V.P.S."Don Francesco Cabrio Sacerdote e Martire", breve biografia, pp. 1 - 16, 2007

A cura di Nicoletta Lacchia Luca Loggia Massimiliano Sivieri "Don Francesco Cabrio Sacerdote Martire", Quaderni del Museo Laboratorio n° 1, 2008, ed. Associazione Culturale Seminari e Convegni Narratives Studies Torino. Testo pubblicato con il contributo della Provincia di Biella.


EVENTI

In occasione della commemorazione del centodecimo anniversario della nascita di don Cabrio, l'A.V.P.S. espone nelle sale del Museo dell'Oro e della Pietra, da venerdì 17 febbraio a venerdì 24 febbraio 2023, la mostra fotografica e i documenti d'archivio riguardanti la figura del sacerdote martire. Inoltre è allestita dagli allievi della classe quinta del Liceo Artistico G. e Q. Sella di Biella, l'esposizione di bozzetti, opere a concorso per la realizzazione di un monumento in Sua memoria.

Vincitrice primo premio a pari merito.
Bozzetto n. 8 Primo premio a pari merito.
Bozzetto n. 8 Primo premio a pari merito.
Bozzetto n. 8 Primo premio a pari merito.
Bozzetto n. 10 Primo premio pari merito.
Bozzetto n. 8 Primo premio a pari merito.
Il Biellese 24/02/2023

FONTI

Archivio parrocchiale di Salussola:

  • Bollettino parrocchiale, giugno 1942.
  • Bollettino parrocchiale, anno IX, settembre/ottobre 1944.
  • Bollettino parrocchiale, anno IX, IV trimestre 1944.
  • Bollettino parrocchiale, anno X, I trimestre 1945.
  • Bollettino parrocchiale La voce del Beato Pietro Levita, anno X, maggio 1945.
  • Bollettino parrocchiale La voce del Beato Pietro Levita, anno X, novembre/dicembre 1945.
  • Bollettino parrocchiale La voce del Beato Pietro Levita, anno XII, ottobre/novembre 1946
  • Bollettino parrocchiale La voce del Beato Pietro Levita, giugno 1949.
  • Bollettino parrocchiale La voce del Beato Pietro Levita, anno X, I trimestre 1945.
  • Bollettino parrocchiale La voce del Beato Pietro Levita, dicembre 1954.

Archivio parrocchiale di Mongrando Curanuova: 

  • Bollettino parrocchiale vicario di Mongrando Santa Maria, anno XVIII, settembre/ ottobre 1941.
  • Bollettino parrocchiale vicario di Mongrando Santa Maria, anno XIX, settembre 1942.
  • Bollettino parrocchiale vicario di Mongrando Santa Maria, anno XX, luglio 1943.
  • Bollettino parrocchiale vicario di Mongrando Santa Maria, settembre 1944.
  • Bollettino parrocchiale vicario di Mongrando Santa Maria, ottobre 1944.
  • Bollettino parrocchiale vicario di Mongrando Santa Maria, IV trimestre 1944.
  • Cenni storici della parrocchia di Mongrando Santa Maria, a c. di don Vaudano. 

Archivio parrocchiale di Torrazzo.

Archivio parrocchiale di Santa Maria Assunta di Cossato.

Comune di Torrazzo, Una testimonianza per la Libertà, a cura dell’A.N.P.I, 1989.

Mons. Luigi Maffeo, Ricordo di don Francesco Cabrio, tip.Unione Biellese, Biella, 1965.

Don Antonio Ferraris, Sacerdoti biellesi nella bufera, ed. Polgraf, 1991, Vigliano.

Patrizia Falsini, Contributi nel Biellese di Clero e Laicato Cattolico negli Eventi dall’8/9/1943 alla Liberazione, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1988/1989.

Nicoletta Lacchia, Luca Loggia, Massimiliano Sivieri, Don Francesco Cabrio Sacerdote e Martire. Quaderni del Museo Laboratorio, n. 1, 2006, ed. A.V.P.S.

L’associazione culturale A.V.P.S. Onlus intende commemorare la figura di Don Francesco Cabrio con l’allestimento permanente di una sala storica a lui dedicata, collocata nel Museo Laboratorio dell’Oro e della Pietra, dove siano raccolti i documenti scritti ed iconografici che lo ricordano.
E' stata ultimata la pubblicazione di una biografia del sacerdote martire, che verrà presentata in occasione della Commemorazione dell'Eccidio di Salussola Domenica 8 Marzo 2009.
La ricerca è stata effettuata presso gli archivi parrocchiali di Salussola, Mongrando Curanuova, Cossato e Torrazzo.
Ringraziamo caldamente la famiglia Cabrio per la preziosa collaborazione, per avere messo a nostra disposizione documenti, ricordi e fotografie.
Ringraziamo Don Gianni Pedrolini, don Lodovico De Bernardi, don Angelo Gilardino, don Fulvio Dettoma, don Mario Rondi, per l’accesso agli archivi.
La documentazione non è altro che la continuazione e l’ampliamento di una ricerca effettuata dagli alunni della Scuola Media Statale di Salussola e fortemente voluta, a suo tempo, dalla maestra Isabella Anselmino di Torrazzo e dalla Professoressa Graziella Pollono Calderia, allora Preside della Scuola Media, in occasione della intitolazione della stessa a don Francesco Cabrio, avvenuta il 15 marzo 1989.

Lo scopo del nostro lavoro storico è sostenuto dalla convinzione che una comunità, senza la memoria del passato, perde progressivamente la propria identità e con difficoltà riesce a creare il proprio futuro.
Queste iniziative sono soprattutto rivolte agli studenti delle scuole ed ai giovani, affinché possano avere un futuro consapevole, sereno e di pace